10.1.09

la Repubblica - Torino, sabato 10 gennaio 2009

Alberto Dal Poz lancia un´idea per il convegno di lunedì promosso da NewTo
"Giovani e classe dirigente serve un´alleanza coraggiosa"
Anche da noi c´è un problema di ricambio generazionale con un blocco sociale e culturale verso i talenti. L´innovazione è l´incontro tra energie fresche e l´esperienza e la tradizione che vengono dall´età.

di Milena Vercellino

Un´alleanza fra attuale classe dirigente e giovani leve di talento, per unire le forze e trovare quel "coraggio costruttivo" necessario per farsi strada fuori dalla crisi. Così vede il futuro della migliore delle Torino possibili Alberto Dal Poz, 36enne imprenditore metalmeccanico che lunedì pomeriggio parteciperà all´Auditorium della Fondazione Sandretto al dibattito "L´Italia da sbloccare. E Torino?", organizzato dall´associazione NewTo in collaborazione con Repubblica. Fino al giugno 2007 presidente dei Giovani Imprenditori dell´Unione Industriale di Torino, attualmente Dal Poz ricopre incarichi di rappresentanza in Confindustria e nell´Incubatore d´impresa del Politecnico ed è tra i fondatori di NewTo.
Dal Poz, c´è un problema di ricambio generazionale a Torino? «A Torino c´è difficoltà come in altre città italiane: ci sono 30-40enni di talento a cui in diversi ambiti non è data la possibilità di emergere. Un blocco sociale e culturale legato alla giovane età è fuori di dubbio: qualche anno fa, quando a 22 anni ho iniziato come imprenditore, conducevo sempre le trattative con i clienti al telefono, perché un giovane di meno di 25 anni era ritenuto poco credibile. Ma un altro grande problema è che, anche tra i giovani, la cultura del rischio d´impresa è molto poco diffusa, e spesso l´imprenditore è visto come un arrivista, come un pirata».
Come rispondere allo stallo imposto dal blocco del ricambio generazionale? «Non si risponde con una contrapposizione tra giovani e vecchi, ma cercando di proseguire su una strada di dialogo. Il nuovo non sempre è bello, ma non è corretto neanche dire che il vecchio è sempre bello: io sono certo, invece, che innovativo è bello. E l´innovazione è l´incontro tra giovani energie e l´esperienza, la tradizione che vengono dall´età. A maggior ragione, in una situazione come quella della crisi attuale, che non si è mai verificata prima, le ricette non le ha neanche chi ha esperienza: per questo può essere molto utile la collaborazione con i giovani».
Che effetto avrà la crisi sulle strutture della leadership torinese? «La crisi secondo me accelererà il ricambio generazionale. Ci si avvicinerà di più al concetto che innovazione è bello, oltre la dicotomia giovane-vecchio. Questo coraggio costruttivo sarà quello che ci aiuterà ad uscire dalla crisi. E´ necessario che nei vari settori ci sia un cambiamento culturale di questo tipo. Sarà questa la molla per rilanciare il futuro della città. Torino, però, è messa meglio di altre zone per trovare ricette per uscire dalla crisi. Il mix di competenze presenti in vari settori, come l´automotive e il tessile, e il dinamismo delle forze culturali e dell´Università costituiscono un substrato in cui si possono creare nuove energie e stimoli per il futuro. Credo che abbiamo gli elementi per continuare nella crescita che negli ultimi anni ha portato Torino sul radar internazionale».
Quali attività avete in cantiere per i giovani imprenditori? «Porteremo a Torino rappresentanti di aziende, istituzioni finanziarie ed incubatori d´impresa, anche dai Paesi extraeuropei, che incontreranno i giovani che hanno aderito alla nostra iniziativa».

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