11.1.09

la Repubblica - Torino, domenica 11 gennaio 2009

Elisa Rosso sarà domani tra i relatori del dibattito "NewTo"
"Soltanto i giovani di talento possono far crescere Torino"
La reinvenzione della città ha favorito l´accesso di energie innovative: adesso bisogna continuare. Per le donne resta poi fondamentale l´aspetto della meritocrazia e dell´organizzazione nelle famiglie.

di Milena Vercellino

La strada di un proficuo ricambio generazionale della classe dirigente cittadina passa per la capacità di reinventarsi che Torino ha dimostrato negli ultimi anni, e che non deve restare un´opera incompiuta. E´ lo sguardo che Elisa Rosso, direttrice di Torino Internazionale e studiosa di sociologia urbana, lancia sul recente passato della città e sulle sue difficili e appassionanti prospettive future. Rosso, 33enne torinese, è tra i fondatori di NewTo e parteciperà al dibattito "L´Italia da sbloccare. E Torino?", che si terrà domani all´Auditorium della Fondazione Sandretto.
Rosso, secondo lei c´è un problema di blocco del ricambio generazionale a Torino? «C´è una difficoltà oggettiva in Italia a dare corso al ricambio generazionale, tutti i dati lo indicano. Credo però che Torino rappresenti, pur in un contesto generale difficile, una città che sta provando a sbloccare queste dinamiche».
A cosa è dovuta questa capacità? «Negli ultimi dieci anni Torino ha dovuto reinventarsi come città non più solo industriale, e questo ha favorito l´accesso di figure ed energie nuove in posizioni dirigenziali. Ma da qui a un meccanismo che funziona e ad un ricambio generazionale facile c´è tanta strada. E´ importante continuare. Credo che ci sia stato un elemento di discontinuità che è necessario coltivare, soprattutto in un momento di crisi in cui è ancora più necessario fare squadra, oltre la contrapposizione tra giovani e vecchi».
Al bando, quindi, il conflitto tra attuale classe dirigente e giovani leve? «E´ vero quello che dice il sindaco, che il ricambio generazionale non avviene senza conflitto, ma secondo me siamo ancora allo stadio precedente: creare, spinte, possibilità, forze propulsive. L´idea del ricambio generazionale è per crescere le nuove leve, per favorire la creazione di spinte innovative».
Come si mantiene la rotta del percorso di reinvenzione seguito dalla città negli ultimi anni? «Credo che a Torino ci siano le potenzialità ma manchino le possibilità. Mancano occasioni d´incontro e di scambio reciproco, soprattutto nelle professioni e nell´industria. I meccanismi non sono sufficientemente oliati. NewTo vuole proprio fare questo, creare nuove reti per stimolare la crescita in un clima di confronto reciproco».
Nel suo settore, quello pubblico, cosa si sta muovendo a livello di meritocrazia e ricambio generazionale? «C´è una forte crescita di interesse per la cosa pubblica da parte delle potenziali giovani leve. E le nuove vocazioni richiedono nuove professionalità: per questo il settore pubblico ha inserito nuove risorse in ambito tecnico-amministrativo. E questo dipende anche dal fatto che la città ha trovato una nuova vocazione. Ora non bisogna mollare la presa, vista anche la situazione di crisi economica. Torino non ha ancora compiuto il suo percorso di rinnovamento, è a metà guado».
Per le giovani donne come lei al problema del blocco generazionale si aggiunge quello del "soffitto di vetro"? «Un altro tema che mi piacerebbe che NewTo affrontasse in futuro è proprio il lavoro femminile. Questo tema tocca la questione della meritocrazia ma anche l´organizzazione della struttura familiare e la questione dell´autostima delle donne».

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