Qui di seguito l'articolo firmato da Luigi La Spina. COME NASCE UNA CLASSE DIRIGENTE | |
La presentazione di “NewTo”, il gruppo di trentenni interessato alla cosa pubblica, alla promozione della meritocrazia e allo sviluppo di una nuova classe dirigente, ha attirato molta giustificata curiosità e qualche fraintendimento. Gli equivoci non meritano troppe parole, perchè si fondano sui soliti, abbastanza meschini, sospetti di autopromozione personale. Più interessanti, invece, sono gli spunti di dibattito che l’iniziativa ha suscitato: i motivi della gerontocrazia imperante, anche nella nostra città, la dequalificazione dell’università nell’era della scuola di massa, la persistente difficoltà delle donne a sopportare i prezzi di drammatiche scelte di vita e molti altri. La particolarità della discussione, in quella sede, però, non derivava dagli argomenti, ma dalla necessità, avvertita da tutti gli organizzatori, di “inventare” luoghi di incontro, percorsi di comunicazione, utili a selezionare giovani che vogliano partecipare alla crescita del territorio in cui vivono e lavorano. La selezione delle vocazioni e della capacità, una volta, trovava nei partiti, nei sindacati, nelle scuole, nelle università, ma anche nelle fabbriche e negli uffici. Ecco perchè colpiva quella sensazione di solitudine, ma anche di spaesamento, che potrebbe essere comprensibile in un gruppo di anziani, ma che sembrava innaturale tra giovani, per di più del tutto attrezzati, culturalmente ed economicamente, ad affrontare, con una certa sicurezza, il loro futuro. A una riflessione più meditata, quella atmosfera, che si potrebbe definire più con le categorie della psicologia che con quelle della sociologia, sembra rivelare una consapevolezza, ma anche suscitare un allarme. Significa che è ormai diffusa la sensazione di un irreversibile sgretolamento di quella alleanza tra parte della società civile cittadina e parte di quella politica che, negli ultimi quindici anni, si è assunta la responsabilità di guidare il superamento della crisi di un vecchio modello economico-sociale. Se non vogliamo aver paura delle parole, lo si può anche definire “gruppo di potere”. Una vera classe dirigente lo è sempre. Solo gli ipocriti non riconoscono che il problema è l’uso, buono o cattivo, che si fa del potere ai fini degli interessi collettivi. Questo fenomeno è del tutto fisiologico e, persino, auspicabile. L’allarme deriva solo dalla constatazione che non sembrano affiorare, in città, altri gruppi dirigenti, dotati non solo di una età meno matura, ma di solide visioni alternative, di generosa disponibilità a spendere parte del proprio tempo e dei propri talenti per il bene pubblico, di seria preparazione professionale. Tali da essere pronti per raccogliere il testimone senza il rischio di lasciarlo cadere per terra. |
18.10.08
NEWTO su LA STAMPA / 17 ottobre 2008
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