22.12.08

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5 commenti:

giuseppe gattino ha detto...

In questi giorni ho parlato di NewTo a diverse persone. La reazione è stata buona. Temevo sguardi smarriti e domande cariche di sospetto e invece ho incontrato interesse e curiosità. Alcuni si sono lanciati in un “era ora” quasi emozionante, altri hanno buttato lì un più cauto “buona idea, cerco di esserci”, Piace, almeno a giudicare dal mio piccolo osservatorio, il fatto che si voglia superare la logica dell’appartenenza e che si cerchi di coniugare la dimensione professionale con quella pubblica. Per me il dato qualificante di questa esperienza – più di quello generazionale – è l’affermazione che una responsabilità pubblica è necessaria.
Mercoledì 15 cominceremo a capire se mettere insieme persone diverse che non vogliono farsi soltanto gli “affari propri” sia davvero un buon investimento.

roberto bausardo ha detto...

Ieri è stato proprio un inizio bello e interessante, buona la presenza, ottimi gli interventi, forse non troppo numerosi i trentenni. Suggerirei di ritardare l'ora di eventuali futuri eventi: alle 18 molte persone (specialmente se giovani e prive di autonomia) lavorano.
Interessante lo spunto fornito dalla dott.ssa Parigi... il merito non è questione di età, ma è un modus vivendi, un insieme di valori, di serietà e responsabilità.
Attendiamo nuove iniziative e, come si dice in questi casi, rimaniamo a disposizione.

giuseppe gattino ha detto...

la presentazione di ieri ha permesso di capire alcune cose:
1. a torino c'è voglia di parlare e di confrontarsi sul tema delle opportunità e delle forme attraverso le quali viene selezionata la classe dirigente. c'è una platea attenta al tema del merito, che ha voglia di superare vecchie abitudini e di affermare nuovi valori.
2. non è facile far passare un messaggio complesso. newto non è un "club", non è LA classe dirigente di domani. newto è un'opportunità, uno strumento, un metodo. un luogo di confronto. direi un ponte tra quarantenni (o quasi) e persone più giovani che vogliono confrontarsi su temi non solo specialistici, che hanno voglia di contribuire a formare un discorso pubblico.
3. c'è un'aspettativa, che abbiamo generato, e che dobbiamo soddisfare.

ora sta a noi (fondatori) e a tutti coloro che hanno voglia e tempo di darci suggerimenti e consigli (insomma, di "fare" newto) di dare sostanza alle idee che circolano.

andiamo avanti.

Gianfranco Marocchi ha detto...

Mi ha fatto partecipare alla "prima" di Newto dove ho ritrovato e visto all'opera alcuni amici di vecchia data (e il suo presidente in primo luogo).
Nel merito penso che la questione esista e sia rilevante; in fondo pensando ad un gruppo "eccellente" di una quindicina di anni fa, il fatto che nessuno si trovi in posizioni di rilievo nella vita cittadina è un fatto che non è spiegabile solo con scelte personali o mancanza di capacità. E non è un caso che al tavolo vi fossero un leader di una istituzione della società civile centenaria, un leader politico, un leader imprenditoriale ed un leader accademico tutti sessantenni.
Penso si debba porre attenzione a non equipararare quanto detto nel programma di Newto come "questione giovanile" (che mi rimanda a formazione, ingresso nel mondo del lavoro, possibilità di fare esperienze qualificanti, ecc.: se si è q questo punto a 35 - 40 la questione non è quello dell'elite mancata ma di seri problemi di collocamento personale) ma come una questione post - giovanile: le elite dell'età giovanile quando approdano all'età adulta non sono più elite ma figure forse stimate, preziose, ben valutate, ma subalterne alle elite.
Questo può far sviluppare la "sindrome del cucciolino" (autopercepirsi come perennemente incompiuti, pensare il proprio ruolo e posizionamento in rapporto a quello di altri "maturi": l'avvertivo anche negli interventi e negli atteggiamenti di alcuni), o a ridefinirsi in modo permanente in posizioni estranee a quelle di elite (ad esempio è il mio caso).
Condivisibile anche il discorso sulla meritocrazia. Il problema a mio avviso è quello di un sistema dove non vi è "la" casta, ma le caste, si potrebbe dire il "castismo" se solo esistesse la parola. Si tratti di politica, di informazione, di sindacato, di accademia (per citare i libri sull'argomento) o anche di terzo settore (per pensare alle esperienze personali) vi è una continua e pervasiva occupazione delle posizioni con criteri socialmente sub - ottimali ma ispirate a filiere di gestione / scambio di potere: il che, oltre ad essere censurabile dal punto di vista etico, produce gli effetti di inefficienza del sistema ben evidenziati ieri. La capillarità di questo sistema fa impressione ed è uno dei maggior mali della nostra società.

Luca Savarino ha detto...

Personalmente, ho apprezzato la pacatezza di alcune tra le riflessioni contenute negli articoli e nelle reazioni di questi primi giorni di vita di NewTo. Che nel nostro Paese esista un problema di ricambio della classe dirigente e di assenza di meritocrazia è sotto gli occhi di tutti. La nostra speranza è che su questo tema si possa avviare una discussione, magari accesa, ma serena, senza reazioni difensive e senza innalzare barriere: barriere generazionali, o professionali, tra chi è politico di professione e chi non lo è. Come ho detto in occasione della presentazione, resto convinto che la questione del rinnovamento della classe dirigente non sia un problema dei giovani, ma un problema di tutti: è il problema di un Paese va incontro che incontro a una enorme perdita di potenzialità. Non c’è nulla di più triste del talento sprecato.

Anche la nostra visione della vita pubblica è meno edulcorata di quanto si potrebbe credere: siamo consapevoli che il problema del ricambio della classe dirigente non possa essere risolto con appelli velleitari a farsi da parte, rivolti a chi oggi detiene il potere. Lo spazio va conquistato, il potere ce lo si prende, e la qualità di una classe dirigente non si misura dal fatto di essere nuova, ma dal fatto di farsi interprete di una sintesi tra interessi e bisogni spesso contrastanti.
Perché questo accada, tuttavia, occorre una presa di consapevolezza generazionale che non può avvenire in assenza di luoghi che sappiano valorizzare i talenti e le competenze, pur abbondanti, e contribuire a trasformarli in discorso pubblico. Un tempo questi luoghi si chiamavano partiti: oggi qualcuno pensa che i partiti sappiano, da soli, assolvere a questa funzione?

Non siamo un club elitario e nemmeno una lobby. NewTo è nata per offrire un piccolo contributo, che vada nella direzione della creazione di una rinnovata responsabilità generazionale. Solo il tempo dirà se questo contributo saprà essere fruttuoso.