2.12.08

Il Riformista, martedì 2 dicembre 2008
a Chiamparino
Il duro niet della Lega
di Alessandro Da Rold

Mentre Walter Veltroni, in questi giorni a Madrid per il consiglio del Partito Socialista Europeo, si dice disponibile al Pd del nord («Sono assolutamente aperto perché ritengo che un coordinamento del nord possa essere utile») e Massimo D'Alema lo boccia («Esiste solo sui giornali»), in loco si discute animatamente sulla vecchia ma sempre attuale questione quella del rapporto tra il centrosinistra e le regioni settentrionali.
D'attualità in territori come il lombardo veneto, dove il centrosinistra registra sconfitte umilianti da più di quindici anni. Luoghi in cui la Lega Nord è il partito più vecchio, radicato, e ha ormai capito come cogliere (si vedano le ultime elezioni) la maggior parte dell'elettorato popolare e operaio. Se ne parlò l'anno scorso di Pd del nord, prima del discorso di Veltroni a Torino. «Poi al solito tutto è sfumato», hanno sottolineato spesso diversi commentatori lombardi del centrosinistra. Ora il segretario regionale Maurizio Martina confida in un rilancio. «Il confronto sul Partito Democratico al Nord non può finire ancora in un nulla di fatto come è spesso accaduto in passato - dice Martina -. Il Coordinamento delle Regioni del Nord può essere un laboratorio aperto di idee con cui incalzare la destra alla luce della fragilità delle sue risposte. Di certo sarà un lavoro utile al progetto nazionale dei Democratici. Se riusciremo a decretare l'avvio di questo progetto avremo fatto piu' di quanto non si è mosso in dieci anni di discussioni politologiche sul centrosinistra al nord». E se Sergio Cofferati definisce «sconcertante» l'apertura di Chiamparino alla Lega Nord, il Carroccio fa sapere di non avere bisogno di nessuno. «La Lega è forte - spiega il ministro dell'Interno Roberto Maroni - aumenta nei consensi, dunque non ha bisogno di nessuno, men che meno di un partito che non esiste». Pure nelle regioni settentrionali, però, esponenti del centrosinistra si definiscono scettici. E' il caso di Enrico Farinone, deputato del Pd eletto in Lombardia che chiede «più settentrione nel Pd, piuttosto che un Pd del nord». Infine il lombardo Pierluigi Mantini, deputato del Pd, proveniente dai Dl, chiede la testa del sindaco torinese: «Gli consiglio le dimissioni dal suo ruolo nel governo-ombra per evitare imbarazzanti e seri equivoci e per meglio condurre una legittima battaglia politica nel partito».

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