12.1.09

L'Italia da sbloccare. E Torino?










Oggi, lunedì 12 gennaio 2009, alle ore 18
presso l'Auditorium della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
via Modane 16 - Torino

NewTo e la Repubblica organizzano un dibattito su


L’Italia da sbloccare. E Torino?
Ricambio della classe politica e dei vertici aziendali, meritocrazia, pari opportunità,
maggiore interesse per la cosa pubblica: le proposte per rinnovare un Paese immobile.

Ne discutono
Luciano Gallino, Alberto Dal Poz, Elisa Rosso
Modera Ettore Livini

LEGGI QUI SOTTO LE INTERVISTE A LUCA SAVARINO (presidente di NewTo), ALBERTO DAL POZ (imprenditore, socio fondatore di NewTo), ELISA ROSSO (direttrice di Torino Internazionale, socia fondatrice di NewTo), LUCIANO GALLINO (sociologo) apparse su "la Repubblica - Torino" rispettivamente il 9, 10, 11 e 12 gennaio 2009.
la Repubblica - Torino, lunedì 12 gennaio 2009

Il sociologo Gallino e la sfida dell´associazione NewTo su una nuova generazione di idee

"Il ricambio della classe dirigente non parta guardando all´anagrafe"
Ci sono resistenze a far emergere forze fresche ma non sempre dipende dalla volontà dei singoli

Nella scelta della futura classe dirigente torinese bisogna partire dai problemi e non dall´anagrafe. È questa la ricetta del sociologo Luciano Gallino: «Non dobbiamo dimenticare - aggiunge il professore - che in questi anni la città ha fatto molti passi avanti».
Professor Gallino, c´è un problema di ricambio della classe dirigente di Torino? «Sinceramente non partirei da questo problema se dovessi immaginare il futuro della città».
Una questione secondaria? «Non dico questo, anzi. Ci sono certamente delle resistenze a far emergere forze e concezioni nuove. Non sempre questo dipende solo dalla volontà dei singoli: all´università, ad esempio, nei prossimi anni andrà in pensione il 40 per cento del corpo docente ma non si fanno i concorsi per promuovere i giovani. Però quel che voglio dire è che la classe dirigente si seleziona in base alla sua capacità di risolvere i problemi concreti di un´area, non della sua età. Chi dimostra di saper proporre soluzioni interessanti emerge. È una promozione che, a mio parere, si conquista sul campo».
Qual è dunque il campo su cui si decide la composizione della futura classe dirigente di Torino? «Intanto partirei dalla constatazione di ciò che è stato fatto negli ultimi decenni dall´attuale classe dirigente. E non mi pare che si tratti di risultati di poco conto».
A quali risultati si riferisce? «Vorrei ricordare che in un tempo relativamente breve una fabbrica come la Fiat Mirafiori è passata da 65.000 a 14.000 dipendenti. Si sono bruciati cioè 50 mila posti di lavoro diretti e almeno il doppio nell´indotto. Sono spariti 150 mila posti e non siamo precipitati nel dramma sociale. Questo per merito di una gestione del territorio che ha saputo far crescere settori innovativi, come l´Ict, il settore delle nuove comunicazioni oggi in grado di occupare un numero di addetti pari se non superiore a quello dell´industria dell´auto».
Questo, a suo parere, è un merito dell´attuale classe dirigente? «Certamente. Così come è un fatto positivo quello di aver saputo utilizzare questa indubbia trasformazione sociale per migliorare il volto urbanistico della città».
Oggi dunque qual è la nuova sfida? «Credo che sia quella in parte persa negli ultimi anni. La possibilità di creare due distretti industriali, quello dell´auto e quello dell´Ict, in grado di funzionare come un´unica azienda diffusa sul territorio e competitiva rispetto alle altre aree analoghe sparse per il mondo»
Perché parla di scommessa persa? «Perché l´idea, a mio parere giusta, di un distretto dell´automotive è naufragata».
In questo non servirebbe una mentalità nuova? «Forse sì. Con la vecchia logica di chi è geloso dei suoi conti e dei suoi progetti non si va da nessuna parte. In questo, come nella creazione di un distretto dell´Ict in grado di competere con l´India, l´affermarsi di una classe dirigente giovane può servire. Ma è sulla capacità di proporre soluzioni e non sull´età che si decide chi governa un territorio».
(p. g.)

11.1.09

la Repubblica - Torino, domenica 11 gennaio 2009

Elisa Rosso sarà domani tra i relatori del dibattito "NewTo"
"Soltanto i giovani di talento possono far crescere Torino"
La reinvenzione della città ha favorito l´accesso di energie innovative: adesso bisogna continuare. Per le donne resta poi fondamentale l´aspetto della meritocrazia e dell´organizzazione nelle famiglie.

di Milena Vercellino

La strada di un proficuo ricambio generazionale della classe dirigente cittadina passa per la capacità di reinventarsi che Torino ha dimostrato negli ultimi anni, e che non deve restare un´opera incompiuta. E´ lo sguardo che Elisa Rosso, direttrice di Torino Internazionale e studiosa di sociologia urbana, lancia sul recente passato della città e sulle sue difficili e appassionanti prospettive future. Rosso, 33enne torinese, è tra i fondatori di NewTo e parteciperà al dibattito "L´Italia da sbloccare. E Torino?", che si terrà domani all´Auditorium della Fondazione Sandretto.
Rosso, secondo lei c´è un problema di blocco del ricambio generazionale a Torino? «C´è una difficoltà oggettiva in Italia a dare corso al ricambio generazionale, tutti i dati lo indicano. Credo però che Torino rappresenti, pur in un contesto generale difficile, una città che sta provando a sbloccare queste dinamiche».
A cosa è dovuta questa capacità? «Negli ultimi dieci anni Torino ha dovuto reinventarsi come città non più solo industriale, e questo ha favorito l´accesso di figure ed energie nuove in posizioni dirigenziali. Ma da qui a un meccanismo che funziona e ad un ricambio generazionale facile c´è tanta strada. E´ importante continuare. Credo che ci sia stato un elemento di discontinuità che è necessario coltivare, soprattutto in un momento di crisi in cui è ancora più necessario fare squadra, oltre la contrapposizione tra giovani e vecchi».
Al bando, quindi, il conflitto tra attuale classe dirigente e giovani leve? «E´ vero quello che dice il sindaco, che il ricambio generazionale non avviene senza conflitto, ma secondo me siamo ancora allo stadio precedente: creare, spinte, possibilità, forze propulsive. L´idea del ricambio generazionale è per crescere le nuove leve, per favorire la creazione di spinte innovative».
Come si mantiene la rotta del percorso di reinvenzione seguito dalla città negli ultimi anni? «Credo che a Torino ci siano le potenzialità ma manchino le possibilità. Mancano occasioni d´incontro e di scambio reciproco, soprattutto nelle professioni e nell´industria. I meccanismi non sono sufficientemente oliati. NewTo vuole proprio fare questo, creare nuove reti per stimolare la crescita in un clima di confronto reciproco».
Nel suo settore, quello pubblico, cosa si sta muovendo a livello di meritocrazia e ricambio generazionale? «C´è una forte crescita di interesse per la cosa pubblica da parte delle potenziali giovani leve. E le nuove vocazioni richiedono nuove professionalità: per questo il settore pubblico ha inserito nuove risorse in ambito tecnico-amministrativo. E questo dipende anche dal fatto che la città ha trovato una nuova vocazione. Ora non bisogna mollare la presa, vista anche la situazione di crisi economica. Torino non ha ancora compiuto il suo percorso di rinnovamento, è a metà guado».
Per le giovani donne come lei al problema del blocco generazionale si aggiunge quello del "soffitto di vetro"? «Un altro tema che mi piacerebbe che NewTo affrontasse in futuro è proprio il lavoro femminile. Questo tema tocca la questione della meritocrazia ma anche l´organizzazione della struttura familiare e la questione dell´autostima delle donne».

10.1.09

la Repubblica - Torino, sabato 10 gennaio 2009

Alberto Dal Poz lancia un´idea per il convegno di lunedì promosso da NewTo
"Giovani e classe dirigente serve un´alleanza coraggiosa"
Anche da noi c´è un problema di ricambio generazionale con un blocco sociale e culturale verso i talenti. L´innovazione è l´incontro tra energie fresche e l´esperienza e la tradizione che vengono dall´età.

di Milena Vercellino

Un´alleanza fra attuale classe dirigente e giovani leve di talento, per unire le forze e trovare quel "coraggio costruttivo" necessario per farsi strada fuori dalla crisi. Così vede il futuro della migliore delle Torino possibili Alberto Dal Poz, 36enne imprenditore metalmeccanico che lunedì pomeriggio parteciperà all´Auditorium della Fondazione Sandretto al dibattito "L´Italia da sbloccare. E Torino?", organizzato dall´associazione NewTo in collaborazione con Repubblica. Fino al giugno 2007 presidente dei Giovani Imprenditori dell´Unione Industriale di Torino, attualmente Dal Poz ricopre incarichi di rappresentanza in Confindustria e nell´Incubatore d´impresa del Politecnico ed è tra i fondatori di NewTo.
Dal Poz, c´è un problema di ricambio generazionale a Torino? «A Torino c´è difficoltà come in altre città italiane: ci sono 30-40enni di talento a cui in diversi ambiti non è data la possibilità di emergere. Un blocco sociale e culturale legato alla giovane età è fuori di dubbio: qualche anno fa, quando a 22 anni ho iniziato come imprenditore, conducevo sempre le trattative con i clienti al telefono, perché un giovane di meno di 25 anni era ritenuto poco credibile. Ma un altro grande problema è che, anche tra i giovani, la cultura del rischio d´impresa è molto poco diffusa, e spesso l´imprenditore è visto come un arrivista, come un pirata».
Come rispondere allo stallo imposto dal blocco del ricambio generazionale? «Non si risponde con una contrapposizione tra giovani e vecchi, ma cercando di proseguire su una strada di dialogo. Il nuovo non sempre è bello, ma non è corretto neanche dire che il vecchio è sempre bello: io sono certo, invece, che innovativo è bello. E l´innovazione è l´incontro tra giovani energie e l´esperienza, la tradizione che vengono dall´età. A maggior ragione, in una situazione come quella della crisi attuale, che non si è mai verificata prima, le ricette non le ha neanche chi ha esperienza: per questo può essere molto utile la collaborazione con i giovani».
Che effetto avrà la crisi sulle strutture della leadership torinese? «La crisi secondo me accelererà il ricambio generazionale. Ci si avvicinerà di più al concetto che innovazione è bello, oltre la dicotomia giovane-vecchio. Questo coraggio costruttivo sarà quello che ci aiuterà ad uscire dalla crisi. E´ necessario che nei vari settori ci sia un cambiamento culturale di questo tipo. Sarà questa la molla per rilanciare il futuro della città. Torino, però, è messa meglio di altre zone per trovare ricette per uscire dalla crisi. Il mix di competenze presenti in vari settori, come l´automotive e il tessile, e il dinamismo delle forze culturali e dell´Università costituiscono un substrato in cui si possono creare nuove energie e stimoli per il futuro. Credo che abbiamo gli elementi per continuare nella crescita che negli ultimi anni ha portato Torino sul radar internazionale».
Quali attività avete in cantiere per i giovani imprenditori? «Porteremo a Torino rappresentanti di aziende, istituzioni finanziarie ed incubatori d´impresa, anche dai Paesi extraeuropei, che incontreranno i giovani che hanno aderito alla nostra iniziativa».

9.1.09

la Repubblica - Torino, venerdì 9 gennaio 2009

"Torino, città da sbloccare evitiamo lo spreco di talenti"
Come nel resto del Paese esiste un problema di ricambio della classe dirigente e pure qui la meritocrazia è un valore poco considerato

«L´idea è nata leggendo l´inchiesta su R2 di Repubblica sul Paese da sbloccare. Ricambio della classe politica e dei vertici aziendali, meritocrazia e maggiore interesse per la cosa pubblica, pari opportunità: in altre parole le proposte per rinnovare un Paese immobile. Cioè alcuni dei temi che hanno ispirato la nostra associazione. E allora ci siamo detti: perché non organizzare un dibattito che declini il tema chiave su Torino?». Luca Savarino, 40 anni, ricercatore in filosofia della politica all´università del Piemonte orientale, presidente di Newto, presenta così il dibattito che si terrà lunedì pomeriggio all´Auditorium della Fondazione Sandretto, in via Modane, intitolato «L´Italia da sbloccare. E Torino?» organizzato in collaborazione con Repubblica. Moderati da Ettore Livini - l´autore dell´inchiesta per Repubblica - ne discuteranno Luciano Gallino, Alberto Dal Poz ed Elisa Rosso.
Savarino, Torino è una città da sbloccare? «Torino non è migliore o peggiore di altre città. Anche qui esiste un problema di ricambio della classe dirigente, anche qui è avvertita la mancanza di meritocrazia. Eppure Torino, come l´Italia, ha trentenni di talento e capacità, interessati alla cosa pubblica. Insomma, una futura potenziale classe dirigente. Ma non viene sfruttata».
Il risultato qual è? «Lo spreco di talenti. Mancano reti, strumenti che valorizzino chi ha capacità. Un tempo c´erano i partiti che assolvevano a questo compito. Oggi non accade più. Perché la nostra generazione è composta di individui di valore che restano isolati, monadi di competenze e capacità investite nell´affermazione individuale, guardando con sfiducia alla politica, indipendentemente dalla connotazione partitica, e alla possibilità di cambiare il mondo con gli strumenti dell´azione collettiva. Il che equivale alla perdita di fiducia in un futuro migliore del presente».
NewTo cosa può fare? «Innanzitutto NewTo è un´associazione apartitica, fondata da sette amici che uniscono l´eccellenza professionale all´interesse per la polis, per la cosa pubblica. Newto si propone di essere una delle possibili risposte all´asfissia di un Paese da sbloccare».
In che modo? «Con un´iniziativa che parte dal basso, che non vuole essere una lobby generazionale, ma che allo stesso tempo è cosciente che nessuno lascia il potere senza «conflitto». Chiamparino ha certamente ragione quando dice che «Nuovo non è bello»: Noi dobbiamo essere pronti a rispondere alla pari che neanche «Vecchio è bello». Insomma non si tratta di guardare all´anagrafe, ma alle capacità, ai meriti di ciascuno».
Quali altre iniziative avete in cantiere? «Abbiamo diviso la nostra attività in due rami. Un ramo «pubblico», con dibattiti come quello di lunedì, a porte aperte per favorire il più possibile uno dei nostri obiettivi: avviare la contaminazione tra esperienze diverse. L´altro ramo, riservato a un numero ristretto di partecipanti, rigorosamente selezionato, punta a una serie di seminari in cui rendere possibile uno scambio di esperienze umane e professionali ad alto livello facendo a meno del tradizionale metodo accademico. E´ notizia di ieri, Yale punta a creare una neo classe di policy maker, attraverso una svolta nella creazione di spazi di discussione tra i potenziali leader di domani. Credo che l´individualismo cinico diffuso, lamentato da più parti, si combatta solo attraverso un senso di futuro condiviso».
(p. pl.)